Portata degli ARVALa portata di un apparecchio ARVA è riferita alla distanza effettiva alla quale riceve il segnale in modo udibile o visivo, a seconda dei modelli di apparecchi, e possiamo dire che è di tre tipi.Portata massima: è la portata riferita ovviamente al ricevitore posto in riferimento al trasmettitore con l'antenna coassiale a quella del trasmettitore, va da se che l'antenna ricevente è coassiale al campo elettromagnetico. Portata minima: è la portata riferita alla distanza alla quale il ricevitore posto in maniera ortogonale rispetto al trasmettitore e quindi rispetto alle linee di campo del campo elettromagnetico riceve un segnale. Portata utile: è la portata dichiarata per definizione alla quale un apparecchio riceve un segnale qualunque sia l'orientamento delle due antenne, e quindi garantisce comunque la ricezione del segnale. E' fondamentale questa considerazione nella ricerca primaria da parte di più persone per avere la certezza di non tralasciare zone scoperte.Il disegno mostra le due direttrici lungo le quali abbiamo la portata massima e la minima. Di conseguenza durante la fase di ricerca del primo segnale dovremo adottare determinati accorgimenti derivanti appunto dalle portate utili degli apparecchi di cui disponiamo.Nello schema  è riporta la traccia da seguire durante la ricerca primaria ipotizzando di avere apparecchi analogici che per convenzione hanno una portata utile pari a 20 metri. ne consegue che la banda di ricerca o corridoio di ricerca è di 40 metri, sia longitudinalmente che orizzontalmente.Nello schema  allo stesso modo del precedente consideriamo invece di avere apparecchi digitali o comunque apparecchi che per ragioni strutturali non hanno una portata pari a quella di quelli analogici, avremo quindi una portata utile di 10 metri con conseguente larghezza della banda di ricerca di 20 metri.La stessa considerazione della portata utile deve essere applicata anche nel caso di una ricerca primaria da parte di un solo soccorritore, varie sono le modalità operative da seguire sia a piedi che con gli sci.Lo schema sotto riportato riassume quanto spiegato sopra. Recenti pubblicazioni mettono in relazione la portata utile degli apparecchi digitali e apparecchi analogici sullo stesso piano, questo va in contrasto con quanto spiegato sopra che è frutto di test e prove fatte sul terreno da parte di SVI e altre realtà .Personalmente resto dell'idea che sia corretto mantenere tali parametri in quanto sul mercato e sulla piazza oggi troviamo apparecchi digitali la cui portata è piuttosto bassa, apparecchi analogici la cui portata è decisamente elevata, e apparecchi dell'ultimissima generazione, digitali la cui portata è salita rispetto ai modelli precedenti ma risulterebbe alquanto rischioso mettere sullo stesso piano di portata utile e cioè a 20 metri tutti gli apparecchi esistenti oggi.Credo sia giusto e corretto rispettare le misure sopra riportate al fine di garantire la ricezione del segnale da parte di tutti gli apparecchi oggigiorno in circolazione.Infatti apparecchi digitali che hanno una portata massima di 25 - 30 metri difficilmente possono avere un corridoi di ricerca di 40 garantendo la ricezione nella peggiore delle situazioni.I metodi di ricerca ARVA più conosciuti e più semplici esistenti oggi, hanno un denominatore comune che è la caratteristica della ricezione del segnale attraverso il campo elettromagnetico generato da un trasmettitore.I due metodi rappresentati nello schema, si differenziano unicamente nella procedura usata per localizzare il trasmettitore.Inizialmente il metodo più usato e diffuso, è stato il metodo di ricerca per linee ortogonali attraverso il quale si raggiungeva l'obiettivo percorrendo delle linee ortogonali tra loro cercando di individuare su queste linee il punto di massima intensità del segnale ricevuto. Una volta individuato tale punto, ci si spostava ortogonalmente ripetendo le considerazioni fatte in precedenza e così via fino ad arrivare nella cosiddetta zona finale di ricerca dove a questo punto vi sono diverse strategie per localizzare il punto di scavo.Successivamente si è preso in considerazione lo sviluppo, secondo una procedura ben precisa, di adottare il sistema di ricerca per linee di campo, conosciuto più semplicemente come metodo direzionale, il quale sfruttando sempre il campo elettromagnetico, lo si segue anziché seguendo delle linee ortogonali, seguendo direttamente l'andamento del campo elettromagnetico proiettato sul terreno e quindi su un piano orizzontale, percorrendo una sorta di linee spezzate che conducono al trasmettitore compiendo una curva.I due metodi sono equivalenti, potremmo dire che il metodo di ricerca ortogonale è un metodo forse più semplice ma leggermente più dispersivo, mentre quello per linee di campo necessita di un p più di attenzione e precisione per non rischiare durante gli spostamenti di perdere il segnale.Oggigiorno esistono sul mercato a far data dal 2001 molti apparecchi ARVA che hanno come caratteristica principale quella di adottare come metodo di ricerca il metodo per linee di campo, attraverso indicatori di vario genere offrono all'utente una serie di informazioni atte a facilitare la ricerca soprattutto per il neofita.L'uso dell'ARVA prevede per ottenere risultati soddisfacenti un esercizio continuo in ricerca, simulando sempre situazioni differenti e sempre più complesse.Nelle pagine specifiche sono trattate le varie metodologie in alcuni casi per determinate situazioni particolari.